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Il WWF sul "Mare dinverno
in Sardegna" al tempo del cambiamento
climatico
Erosione costiera, plastiche, inciviltà,
ma anche bellezze da ammirare
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Cagliari,
7 febbraio 2019
In Sardegna gli studi scientifici (Ispra) documentano
che tra i principali impatti del cambiamento climatico
sulle coste dell’isola, negli ultimi 50 anni, si
sono perse superfici di spiaggia lungo circa 107
km di costa, mentre secondo le valutazioni del Gruppo
Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero
le erosioni si sono manifestate lungo 165 km pari
al 36% delle coste sabbiose.
Viene rilevato un arretramento di quasi 20 metri
nell’area costiera di Porto Torres. Il mare e le
spiagge sono beni comuni che non possono essere
considerati oggetti di consumo “usa e getta” utilizzabili
senza freni nel periodo estivo sfruttandone le risorse
ben oltre i limiti di sostenibilità per poi abbandonarli
all’incuria nel periodo invernale. Il mare d’inverno
ha anche una magica bellezza selvaggia che nessuno
deve svilire.
Una passeggiata lungo la linea di costa può costituire
un’esperienza indimenticabile e far scoprire sulla
battigia le “tracce” di specie come quelle della
Pinna nobilis, delle alghe (Codium bursa) dalla
caratteristica forma di palla o le foglie spiaggiate
della Posidonia oceanica, vera e propria pianta
del mare Mediterraneo importantissima per l’ecosistema
marino.
“La nostra associazione - ha dichiarato Carmelo
Spada delegato del Wwf Italia per la Sardegna -
con il dossier “IL MARE D’INVERNO in Sardegna al
tempo del cambiamento climatico: erosione, plastiche,
inciviltà” vuole porre all’attenzione delle istituzioni
e dell’opinione pubblica i segni di una preoccupante
erosione costiera determinata dal cambiamento climatico
e accentuata dalle attività antropiche scorrette,
inciviltà e presenza di plastiche, ma anche aspetti
positivi. Le immagini descrivono la situazione meglio
di qualsiasi parola. Il dossier - ha continuato
il delegato regionale dell’associazione del Panda
- oltre che un urlo di dolore per la condizione
delle spiagge e del mare vuole essere una dichiarazione
d’amore per un bene comune prezioso da tutelare
per poter essere consegnato alle generazioni future.
Auspichiamo che si prenda collettivamente coscienza
dell’erosione, delle plastiche e di tutti i rifiuti
che vengono irresponsabilmente gettati in mare.
La fotografia di copertina che apre il dossier documenta
un barile “rigettato” insieme a tanta plastica dalle
burrasche su una spiaggia del nord-Sardegna. Una
presenza aliena simbolo “concreto” di un uso scorretto
del Mare Nostrum. Altre foto emblematiche documentano
in maniera inequivocabile l’erosione in atto nella
spiaggia di Maria Pia di Alghero; in alcuni tratti,
le dune sono state letteralmente smantellate in
altezza per diversi metri lasciando scoperte le
radici dei ginepri e dei pini. Sono necessarie azioni
per la ricostituzione e consolidamento delle dune
anche con la messa a dimora delle piante pioniere
e il riposizionamento della posidonia, naturale
protezione del litorale”.
In Italia, quasi il 90% degli habitat dunali è in
uno stato di conservazione inadeguato, per contrastare
queste situazioni si attuano progetti di mitigazione
come il Life Redune coordinato dall’Università Ca’
Foscari Venezia che prevede, tra l’altro, la piantumazione
di oltre 150 mila piante su 80 ettari costieri di
diversi comuni della città metropolitana di Venezia.
“Tutti insieme dobbiamo mobilitarci per salvare
la biodiversità del Mediterraneo, un mare di straordinaria
bellezza, con oltre 17.000 specie, di flora e fauna
minacciata dalla pesca eccessiva ed illegale, dall’inquinamento
(plastica e contaminanti chimici), dal traffico
marittimo in continuo aumento, dall’invasione di
specie aliene e dall’acidificazione delle acque
tutti fenomeni che incidono negativamente sul delicato
equilibrio su cui si regge l’ecosistema del Mare
Nostrum. Nonostante i problemi una passeggiata invernale
lungo la battigia delle spiagge può far vivere un’esperienza
di magica bellezza selvaggia” - ha concluso il delegato
del Wwf Italia per la Sardegna.