Cagliari, 5 gennaio 2018
È realizzata da un team dellUniversità
di Cagliari lelettronica che comunica con il sistema nervoso
della donna italiana, Almerina Mascarello, che vive in Veneto
e che aveva perso la mano sinistra in un incidente, che per
prima ha utilizzato una mano bionica dotata del senso del tatto.
L'EOLAB - Laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del
Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica collabora
dal 2006 allo sviluppo della protesi di mano neuro-controllata
attraverso diversi progetti finanziati dal MIUR e dal progetto
NEBIAS finanziato dalla Comunità Europea. Gli elettrodi
che consentono di fare parlare il sistema nervoso
della paziente con la mano realizzata dal gruppo di Silvestro
Micera, della Scuola Superiore Sant'Anna e del Politecnico di
Losanna, sono stati impiantati dall'équipe del neurochirurgo
Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma.
Con questa protesi, direttamente collegata al sistema
nervoso spiega Luigi Raffo, responsabile di EOLAB -
il paziente percepisce l'arto artificiale come parte del corpo
stesso e può controllarlo come uno naturale, ricevendone
per esempio sensazioni tattili.
Più nel dettaglio, lEOLAB contribuisce a questo
progetto con l'attività coordinata da Massimo Barbaro,
relativa allo sviluppo dei microchip capaci di inviare i segnali
elettrici al cervello e di tutta l'elettronica necessaria
a miniaturizzare il sistema e renderlo effettivamente utilizzabile
ed impiantabile sottopelle e con l'attività, coordinata
da Danilo Pani, relativa allintegrazione ed ottimizzazione
degli algoritmi utili a interpretare e tradurre in tempo reale
i segnali nervosi del nostro corpo in azioni della protesi.
Finora i sistemi di controllo della mano utilizzavano una
strumentazione che occupava un ingombro pari ad un carrello
del supermercato: anche grazie al lavoro dei ricercatori dellUniversità
di Cagliari, ora il sistema è disponibile in un mini
zainetto da tenere sulla schiena del paziente ed in futuro
sarà direttamente disponibile sottopelle come accade
per un pacemaker.
Oltre ai professori Raffo, Barbaro e Pani, lavorano sul progetto
gli ingegneri Gianluca Barabino, Lorenzo Bisoni, Caterina Carboni
e Roberto Puddu. |